Tutto è iniziato in una calda giornata di agosto, ero andato per il mio compleanno a fare la ferrata di Foresto con la mia ragazza visto che non l’aveva mai percorsa primae ci tenevo a farle vedere il magnifico ambiente dell’Orrido in cui è inserita.
Cos’è in breve Non è il Ratikon e non abbiamo neanche Beat Kammerlander (!), a dir la verità il mio socio Claudio Battezzati gli assomiglia molto, è biondo e scolpito dal tempo, entrambi siamo più vecchi di Beat e ci mancano all’appello giusto una manciata di gradi, ma i sogni sono gli stessi. Dai sogni alla realtà….abbiamo creato delle brevi vie multipitch in un’ottica sportiva, da scalare con poco materiale, giusto corda singola e rinvii. Chiodatura soft ( non come quelle di Beat tranquilli…) che permetta di osare. Questo nuovo progetto lo abbiamo realizzato alla Punta Nini del Cateissard in Valle di Susa. La punta Nini, piccolo bambino in piemontese, è la spalla sinistra del Cateissard . Alta circa 150 metri, di verticalità assoluta, con pochissime cenge, un bel tetto triangolare, ambiente dolomitico spettacolare, un terreno ideale e non comune in bassa Valle di Susa. I tiri si possono concatenare a piacere, scegliendo difficoltà e stili . Si sfruttano in parte i monotiri esistenti delle falesie Profondo Rosso e Falchi Penne e Croci. Le vie son concepite per essere scalate in libera (!), e vista la brevità, ripetute per eliminare i resting, proprio come su un monotiro. Non vi allenerete perSilbergeier o per Wogu, ma lo scalatore medio dovrà impegnarsi per portarle casa pulite da cima a fondo. Difficoltà dal 6b al 7c, obbligatorio 6b. Una delle particolarità più piacevoli è che potrete togliervi piccole soddisfazioni su multipitchin pieno inverno, in un ambiente meraviglioso, aereo dal sapore alpino. Se non c’è vento il microclima del Cateissard è piacevolissimo e dopo le piogge la parete resta in gran parte asciutta. Buone scalate e buon Natale da G&B. Nota: la punta Nini è dedicata a Nini (Tommaso) Giorda.
Ripenso a questa frase che ho letto su un libro che sto leggendo in questi giorni mentre mi avvicino al parcheggio della palestra del Bracco, terzo appuntamento del “rinato” corso di arrampicata libera della Gerva. Sono in tanti gli allievi e, fatto che ci ha stupito non poco, il 70% sono donne; ci sarebbe da studiarci sopra su cosa abbia attratto così tanto il genere femminile per un’attività che, sino a pochi decenni fa, contava le ragazze sulle dita di una mano.
Anche l’inizio della storia delle scalate sulle grandi pareti dell’Ancesieu è stata opera di istruttori della scuola Gervasutti. Erano infatti istruttori della scuola i due che hanno iniziato le operazioni: Antonio Cotta e Giulio Saviane. Sempre istruttori i tre che portarono a termine la “Strategia del Ragno”: lo stesso Cotta con Isidoro Meneghin e Giovanni Bosio. Ancora istruttori i tracciatori della: “via della Sveglia” e della prima via sulla grande parete dell’Anticima: Manera e Meneghin. Riproporre questa vecchia storia mi pare utile per non dimenticare vicende importanti della ormai lunga vita della “Gerva”, ed è anche un modo per ricordare nostri "colleghi” che non ci sono più: Bosio, Cotta, Meneghin.