TUTTO D’UN FIATO Terra rossa, piedi gonfi, piedi scalzi, occhi scrutatori, sono le cose che vorrei spiegare quando ci chiedono “Ma sto Madagascar?”. Alla fine, ci limitiamo a rispondere “una figata!”, tanto riduttivo quanto troppo occidentale. Possiamo parlare delle vie fatte, della roccia perfetta e sicuramente lo faremo, ma cos’è stato vivere questo viaggio è difficile da descrivere. Ma ci proviamo.
Quanto è bello arrampicare? I bambini si arrampicano ancor prima di imparare a camminare, è un gesto naturale. Forse è questo richiamo ancestrale, che viene dall’antico legame col mondo dei primati a rendere inspiegabile la nostra attrazione per la scalata. LA SCALATA A VISTA , in particolare, è armonia , velocità di decisione, controllo della forza e dello stato emotivo. Quando poi lo scenario è grandioso, il vento sferza la montagna e la roccia rivela le sue forme e i suoi colori passo a passo, il momento diventa magico, immortale, da brividi. Wafaa Amer, in questo video amatoriale e naturale, senza tagli o montaggi ci permette di osservare, quasi spiare non visti, come la leggerezza e l’armonia siano alla base della scalata a vista, ben di più della forza. Si può arrivare con la mano sbagliata sulla presa, ma anche la gestione dell’errore è importante, lo si elabora da un punto di vista emotivo, lo si accetta e si riparte senza mollare con nuova determinazione.
Dal pennelllo del nostro Gian Piero, in arte GPP, l'acquerello di una zingarata sul calcare della sua Patria, A seguire le relazioni dettagliatissime delle vie che arricchiscono la nostra proposta di belle salite.
Ichnusa: calcare e polpastrelli. Pochi minuti e siamo alla galleria che ci porterà a Cala Gonone, poi la discesa verso il mare, sempre bella, in una splendida giornata di sole ottobrino nella terra che Aristotele chiamava Ichnusa (forma del piede).
Eccoci qua, alla casa prenotata, tutto in ordine e ricevute le chiavi e le ultime raccomandazioni dalla padrona di casa, il Vichingo Sabaudo mette già ordine nella giornata dei climber continentali. Nonostante ciò, dopo due ore, ho un casino fotonico sul mio letto e, sparse in tutto l’appartamento, magliette, calze, giubbini e pantaloni modello “Climber – Stagionato” ma sono pronto con lo zaino in spalla, per la scogliera di Biddiriscottai…
Di Seguito una serie di articoli tratti dall’archivio del giornale “La Stampa” di Torino. Articoli in cui si parla della Scuola Nazionale di Alpinismo “Giusto Gervasutti”: Si parla del carattere innovativo dei sui corsi, si parla di "Università della Montagna". Si parla anche delle "imprese" dei suoi istruttori. Un viaggio nella cronaca cittadina che, a questa distanza di tempo, forse inizia a farsi storia. E come il tormentone che un tempo si diceva ai bambini:La stòria è bela, fà piasì cuntela , t’ voli ch’ t’la cunta?
No no, non sono gli spit, non sono le placchette, ma sono loro: "The drill men". 994 metri da scalare non sono pochi, eppure li hanno apparecchiati in Val di Susa, a Cateissard. Insieme fanno circa 80 anni; non di età, li si va ben oltre. Ottant'anni nella Gerva. Anni a sgrossare allievi che sono diventati alpnisti o arrampicatori o, semplicemente hanno smesso. Però loro non hanno smesso. Non hanno smesso di scalare, non hanno smesso di insegnare, non hanno smesso di chiodare. Se si leggono le loro parole si potrebbe dire non hanno smesso di sognare: sognare luoghi meravigliosi dove scalare, lontani eppure vicinissimi solo a volerli raggiungere, solo a volersi ingaggiare, magari solo a fare due passi in più del previsto. Chi sono? Eccoli, con quella faccia un po così, quella espressione un po così che abbiamo noi che ci piace scalare. Ora non vi resta che venirli a conoscere nei nostri corsi. Per il momento un appunto sulla loro ultima creazione: