Quest’anno la direttrice del corso di arrampicata della GERVA (Scuola Nazionale Giusto Gervasutti di Torino) ha confermato l’usanza, oramai ventennale, di chiusura del Corso di Arrampicata, con l’uscita in Sbarua, luogo storico per tutti gli alpinisti del nord-ovest e Torinesi in particolare.
E’ in quell’occasione, forse perché era da tempo che non venivo da queste parti, che mi sono reso conto del degrado di molte vie storiche e non, di questo sito.
Tirannica, un nome che per una volta non ho scelto io, e forse per questo motivo lo trovo bellissimo e davvero azzeccato per questa via, e un po' per me. Già dalla prima volta che vidi la parete dell'Elefante, salendo verso il vallone di Vassola, rimasi impressionato dalla parete sud-est e mi chiesi che razza di vie durissime potessero esserci, ma non erano facili le vie all’Elefante?! Difatti su quella parete in realtà non c’è nessuna via facile, le vie più ripetute sono sulla cosiddetta proboscide, ovvero sulla porzione di parete più appoggiata, che guarda a sud.
Per quale motivo ogni risalto roccioso deve essere chiodato, perché non ci prendiamo cura di quello che abbiamo e non saturiamo gli spot esistenti invece di andare a martoriare le ultime rocce rimaste prive di spit? Ho letto recentemente questa riflessione su un post online, che mi ha fatto ragionare sui miei ultimi progetti.
Scalata sul tipico gneiss granitoide della zona con esposizione principale sud-sud-ovest e nord-ovest per le prime due vie. La roccia asciuga facilmente anche dopo forti piogge in quanto la struttura emerge dal terreno e non ha prati che le colano sopra.
Si raccomanda la massima attenzione ed il rispetto per i terreni su cui insiste la falesia, in quanto evidentemente di pertinenza dell’edificio. In particolare va posta attenzione nel non danneggiare il manto di copertura dell’edificio, calandosi dalla via n.10. Assolutamente non camminarci sopra.
L’arrampicata è uno sport pericoloso. E’ pertanto esclusivo onere dell’arrampicatore, che percorrerà le vie, valutare con occhio critico come e dove proteggersi, ed intraprendendo la scalata solo se ritiene di possedere adeguate capacità tecniche-psico-fisiche (capacità a proteggersi con mezzi amovibili, capacità di valutazione e ricerca del percorso). Essendo inoltre le strutture rocciose soggette ad assestamenti e potenziali crolli l’arrampicatore dovrà essere in grado di verificare con occhio critico eventuali lame o blocchi instabili, rinunciando alla scalata in caso di pericolo.
Valle dell’Orco-Noasca Falesia diffusa: IL PICCOLO HALF DOME e la PRIMA e la SECONDA TORRE di Noasca
L’Half Dome, la mezza cupola, è una delle più riconoscibili e sorprendenti montagne della Yosemite Valley in California. Chi sale il sentiero sopra il Cimitero di Noasca, dopo circa mezz’ora può intravvedere una struttura rocciosa che da lontano ricorda la famosa montagna americana. Le dimensioni sono ben diverse, il Piccolo Half Dome della Valle dell’Orco è esattamente in scala 1:10. L’originale ha pareti di 600 metri, la versione nostrana non supera i 70 metri sul lato Sud. Cosa rara per una parete di granito, Il Piccolo Half Dome si presta magnificamente ad una scalata in stile falesia, con monotiri naturali di grande bellezza e brevi vie multipitch di respiro scenografico. Volendo, il primo tiro delle vie multipitch si può scalare come monotiro. Consigliamo comunque di percorrere le vie nella loro interezza, spesso completano l’esperienza in un ambiente spettacolare. Ci auguriamo che il Piccolo Half Dome e le pareti limitrofe possano rappresentare una buona alternativa alle splendide falesie Trad, di respiro internazionale, dei cugini dell’Ossola. La caratteristica più evidente della nostra falesia diffusa, che la rende particolarmente interessante è la grande varietà dei tiri e di stili. Dai muri fessurati fino ai tetti strapiombanti Trad della Seconda Torre, un insieme prezioso di rarità naturali. Lo stile è vario, dalle vie interamente Trad a quelle miste. Tutto il campionario della rude scalata sul granito è rappresentata. Gli apritori Andrea Giorda e Claudio Battezzati hanno scommesso più sulla qualità che sulla quantità, privilegiando le linee naturali più evidenti. Anche i palati più esigenti saranno sorpresi da alcune vie che hanno richiesto solo un’accurata pulizia e una sosta, come la Piccola Disperazione, fessura diagonale simile alla più grande del Sergent o il tiro simbolo sulla pala della parete Sud, Il Clandestino. Ma anche le lunghezze miste non deludono come Kalos Kai Agathos, che unisce in armonia assoluta la placca e la fessura o l’aereo Eperon du Bloc Coincè.