Diastasi - variante 50° Gerva in Sbarua
"DIASTASI" Bella ed estetica variante al terzo tiro di "50° GERVA"
Lo Sperone Cinquetti, presenta al centro della parete Sud, un grande ed evidente tetto, ben visibile anche dal Rifugio.
La vera grandezza di questo tetto però, la si percepisce salendo "Rio Plano" o, meglio ancora "50° GERVA". Sul terzo tiro quando si esce in placca ci si sente letteralmente sovrastati.
Dopo il primo impatto, non si può fare a meno di notare la bellissima fessura di fondo che inizia alla base del diedro che supporta il tetto nella sua parte destra e muore verso sinistra man mano che il tetto riduce la sua sporgenza fino a rientrare completamente nel muro dove passano "RIO PLANO" e "50° GERVA". E' una linea evidente e naturale; non si può non desiderare di salirla!!!!
Mi ero informato a suo tempo su eventuali passaggi o tentativi ... ma nessun arrampicatore di quelli che avevo interpellato aveva saputo dirmi qualcosa a proposito.
Quando qualche mese fa quando abbiamo ripreso e riattrezzato "50° GERVA", ho proposto a Rico di andare a metterci il naso, assicurandogli che sarebbe stata veramente l'ultima fatica .... in Sbarua.
Qualche iniziale ripensamento su come salirla: con protezioni veloci o con fix? Decidiamo che salirla trad avrebbe richiesto parecchi friends, e forse anche un paio di fix finali .... e poi non sembrava logico dover portarsi dietro ulteriore materiale su una via completamente attrezzata a fix per proteggere un tiro di una variante di due tiri.
Dal 4° fix del terzo tiro si piega ascendendo verso destra fino alla base del diedro. Sosta. Tre metri sotto, un pò a destra, si nota una sosta della "Mellano-Brignolo" del 1958. All'inizio del diedro, fuoriesce dalla fessura di fondo un corto spezzone di corda secca e sfilacciata, incastrata su un piccolo cuneo di legno. Inevitabile pensare che fosse già passato qualcuno. Pazienza, d'altronde questa fessura è troppo evidente. Ma fatto due metri acquisisco la certezza che invece nessuno è passato. Il bordo del diedro che in questo primo tratto si sale in dulfer, presenta una seri di scaglie di granito gonfiate dall'acqua che restano in mano non appena trazionato il bordo ... scaglie che non avrebbero ragione di esserci se ci fosse già passato qualcuno.
La musica cambia appena si passa dalla Dulfer alla placca, sotto il tetto. La pietra è liscia, resa tale dalle colate di acqua che sono fuoriuscite nel tempo dalla fessura di fondo. Qualche piccola conchetta per appoggio e una indovinata sequenza di piedi portano dopo una dozzina di metri alle prime tacche su scaglie e poi infine, fuori dal tetto, alla bella e rugosa pietra che ben conosciamo. scarica pdf