BUM BUM BAGHDAD
Quest’anno ricorre il 30° anniversario della scomparsa di Gian Carlo Grassi. Senza entrare in alcuna tematica commemorativa della sua figura di Alpinista , voglio però onorare l’amico con il quale ho condiviso scalate e aperture di nuove vie. Per questo motivo ho deciso di riattrezzare la via che avevamo aperto insieme il 3/4Luglio 1990 sulla parete sud del Torrione Centrale della Cristalliera, montagna amatissima da Gian Carlo, sulla quale ha aperto numerosissime vie.
Dalla primavera del 1990 fosche nubi di guerra si addensavano sul Medio Oriente con Saddam Hussein che minacciava di bruciare Israele ed intanto si preparava ad invadere il Kuwait mentre gli Americani si apprestavano all’attacco dell’Iraq. Da qui il nome della via :
BUM BUM BAGHDAD.
Scarica la Relazione della via.
Conoscendo le difficoltà della via ho chiesto a Gian Piero Porcheddu in arte GPP, di partecipare al progetto della sua riattrezzatura.
Questa occasione mi ha fatto riscoprire la Cristalliera sulla quale io non avevo più scalato da quegli anni e ho potuto verificare che è molto frequentata sulle vie classiche che sono ben e modernamente attrezzate.
Altrettanto non si può dire delle vie aperte da Gian Carlo oltre trent’anni fa che sono sicuramente meritevoli sotto il profilo alpinistico ma purtroppo carenti per quanto riguarda l’attrezzatura. Erano tempi in cui le piastrine venivano fatte artigianalmente e le viti di ogni sorta si avvitavano di pochi mm all’interno del bussolotto, oggi ci sono difficoltà ad inserire persino il rinvio. La bellezza degli itinerari e l’elevato grado di difficoltà delle vie meriterebbero senz’altro una loro maggiore frequentazione, che però, gioco forza, deve passare attraverso un loro restyling.
BUM BUM BAGHDAD è stata rimessa completamente a nuovo con la sostituzione di tutte le protezioni : un invito esplicito alla sua riscoperta.
Claudio Battezzati
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BUM BUM BAGHDAD E CALIMERO.
Nella scala delle fatiche alpine ho imparato, a mie spese che una delle cose più tremende è riattrezzare una via in montagna.
Lo zaino ha un peso sovraumano, gli avvicinamenti non finiscono mai, i tiri sono da fare tre volte: salire, chiodare e schiodare. Ciò nonostante quando il Divino mi ha chiesto cosa ne pensassi, ordinavo già il materiale da Ciano. L’idea eradi riattrezzare una bella via sulla Cristalliera
Oddio…dopo il primo giorno di “riattrezzatura”, qualche recondito pensiero di mandare tutto a quel paese l’abbiamo avuto, ma è stato solo un attimo. Scendendo dai primi due tiri richiodati, l’opera cominciava a prendere una sua forma.
Sapere che poi stavamo “lavorando” su una via chiodata da Gian Carlo Grassi e il Divino aveva un suo fascino, non fosse altro che il Divino era il mio compagno di cordata da almeno 3 anni ed eravamo li a rendere onore a uno dei grandi personaggi dell’alpinismo nostrano.
Gian Carlo Grassi non l’ho mai conosciuto personalmente, conservo gelosamente una sua lettera in cui mi comunicava che mi aveva accettato a un corso di cascate (come cliente…chissà cosa mi credevo?), conosco però gli aneddoti su di lui raccontati da Lino, il Nonno e Gerri.
Il primo mi disse del soprannome di Calimero, ma allo stesso tempo, della grande capacità di questo giovane alpinista di vedere oltre le barriere di quegli anni, un personaggio schivo ,ma al contempo innovatore.
ll secondo mi raccontò di quando, entrambi a Chianale (Val Varaita),Calimero gli chiese di accompagnarlo a scalare su una cascata e gli fece fare il primo tiro da primo, insegnandogli tutto! DelGerri il raccontodi quando organizzò il primo meeting di cascate di sempre, facendo arrivare i migliori “cascatisti” dell’epoca. Personaggi che banalizzarono tutte le cascate del circondario, cosi che la settimana dopo, noi local, ci trovammo incrodati su cascate che i big avevano valutato PD ma che in realtà erano ancora TD‼
Ora scalando su questa parete e sentendo Claudio raccontare di come si procedeva e cosa erano capaci di fare in quegli anni, sulle pareti di roccia, capisci un pochino di più i personaggi del tempo.
La via ha una linea fatta di fessure che guardano in alto, procede per spigoli di roccia avari di appigli, sfrutta le placche ornate di rughe in cui pomiciare al meglio con le dita ma, soprattutto, la punta dei piedi.
La tecnica di riattrezzatura viene perfezionata volta per volta. Il Divino sale da primo sfruttando tutto il possibile e cacciandosi nei guai più neri. L’esempio migliore è quando si accorge che i vecchi spit artigianali, hanno un foro talmente piccolo che non entra nessun rinvio.
E’ bello vedere il Divino “pregare” con tanta enfasi il Signore delle pareti.
Superato l’ostacolo, non si sa bene come, parto io e con il trapano piazzo lo spit, più o meno, dove esiste quello vecchio o dove un chiodo fa capolino. Siamo parchi nel posizionare roba nuova, non solo per gusto etico, ma perché chiodare quella roccia di serpentinodopo il terzo foro è come aver fatto l’8c…. (beh se la sparo, la sparo grossa!).
Comunque la salita è tutto un riscoprire le pieghe della montagna, le sue debolezze, ma anche la sua capacità di creare emozioni e bei movimenti.
Tiro dopo tiro ci rendiamo conto che siamo su una bellissima via, che però non è per nulla semplice e dove la fessura e lo spalmo di piedi la fanno da padrona su tutto il percorso.
Ci caliamo per l’ultima volta sulla via con lo scopo di togliere la ferraglia dell’epoca. Ferraglia blasonata, storica e piena di significato, tanto che il Divino la raccoglie tutta e ne fa una sorta di museo ambulante.
Guardando quei ferri d’epoca, mi rendo conto che farsi tutto in casa (spit artigianali), ripensare a cosa usare del negozio di ferramenta per salire una parete (fittoni), è già di per se vivere una bella avventura.
Ci diciamo questo calandoci dall’ultimo tiro e poi dichiariamo, senza troppa convinzione, che questa è l’ultima impresa di tal genere, piuttosto una via nuova, ma riattrezzare anche basta.
Una promessa che dura lo spazio di arrivare alla birra (Leffe e ambrata, come si conviene per queste occasioni), perché ci sarebbe una vecchia via del Divino vicino al Monzino da……. Magari il prossimo anno.
Gian Piero Porcheddu (GPP)
Scarica la Relazione della via.