Mastro Lindo... Ruffiano Protesico - Nuova via in Val Maira
Non so voi, ma io rimpiango l’epopea del vecchio West, oppure il primo ottocento, dove una piazza o un luogo appartato (di solito un parco alle 5 di mattina!), erano i palcoscenici dei duelli che risolvevano attriti insanabili o discussioni inutili. Ora non si può più, ora devi sopportare che le persone possano fare quello che vogliono senza rispondere delle loro azioni.
Lavorando con gli “schizzati”, sono consapevole che per esorcizzare un malessere, occorre rappresentarlo con qualcosa di concreto, che possa essere a sua volta affrontato realmente e fisicamente. Avete presente il saccone del pugile….mica è solo un sacco pieno di sabbia, è l’avversario da “abbattere”!
In poche parole, occorre far si che l’azione fisica, il movimento affaticante, trasformino le paturnie mentali (alias: Seghe Mentali) in un azione liberatoria e creativa, solo così si evitano vagonate di valium!
Non sono un violento (lo desidero, lo bramo…. ma l’etica, il buon senso – e, soprattutto, l’assenza di pettorali da guerriero spartano! - prevalgono su questi sogni repressi), ciò nonostante non sopporto le ingiustizie, credo che sia giusto e giustificabile, combatterle con ogni mezzo, anche con una piccola via in montagna.
Così, di buzzo buono, ho cominciato a vedere dove andare a sfogare questa rabbia e dare un senso logico ai brutti pensieri.
Come dice il buon Ciano (Orsi), oramai, entro l’ora di cammino dalla macchina, non è rimasto che il “fondo del barile” e pertanto non è stato facile trovare una parete che si prestasse all’opera.
Aggiungiamoci che, nelle vallate cuneesi, tranne le solite pareti oramai zeppe di vie, non c’è della buona roccia ma piuttosto delle pile di piatti, pronte a caderti in testa.
Comunque il Fato e Ale, mi hanno dato una mano e così parto per visitare questo fantomatico Bric Balacorda.
Un paio di giri intorno alla parete, verificare dove passa la Via Chiara, guardare qualche tentativo sulle placche lichenate, subito abbandonato …ed ecco trovare la linea possibile, nascosta da una cengia piena di erba e arbusti di ogni genere.
Un bel muro con piccole tacche e qualche flebile fessura. Cominciamo pure da qui.
Chiodare dal basso e da soli, ha un fascino…alquanto masochistico di cui mi sono stufato ben presto, passi non diventare un potenziale omicida ma occorreva stare lontano anche da attività suicide .
Per questo ho cominciato a cercare soci.
Chissà cosa mi pensavo? Le file dei pensionati INPS il 27 del mese in Posta?? Ma neanche a parlarne….. trovato nessuno‼
La fortuna è cieca, nel mio caso anche sorda e muta ma, ciò nonostante, la folta capigliatura di Eleonora (di blasonata stirpe arrampicatoria), cede alle lusinghe , cosi che il primo tiro si riesce a finire e cominciare il secondo prima dell’autunno.
Le ore passate appese alla sosta o all’ultimo spit, convincono Eleonora, (come non dargli torto!), che la “polvere” e il ghiaccio, giunti nel frattempo, sono attività molto più remunerative e divertenti che assicurare un lavoratore edile in uscita premio.
Ritorno alla solitudine indesiderata, in men che non si dica.
Sono lento come un bradipo: penso di aver toccato l’apice quando – sul tetto del secondo tiro – impiego 4 ore per risalire i tiri e piazzare 2 spit. Di nuovo il Fato interviene.
Ecco ritrovare il buon Gigi (Gigi Sensibile della premiata cordata albese: VIBERTI/RONZINI/ SENSIBILE….quelli che hanno aperto “Ritorno la Futuro “ sul Corno Stella, definita da un certo Signor Berault, una tra le più belle e impegnative vie delle marittime!),rimessosi in pista da qualche mese è prodigo di consigli e suggerimenti tecnici.
Sono sulla pancia rocciosa del quarto tiro, e non idea di come uscirne. Prendo un bel funghetto di roccia che sporge, pare che tenga e che mi permetta di passare a lato della pancia.
Bene, molto bene…. posso superare questo tratto che mi stava facendo incazzare non poco.
Batasblammmm…
Il fungo è saltato via…e io con lui.
Sto volando che è un piacere‼!, salto il primo spit e mi ritrovo appeso al secondo con tutta la ferraglia che mi sbadonzola addosso: trapano, borsetto porta spit, martello, chiave inglese, cliff, spazzola, rimandi, ….tutto fuori dall’imbrago ….Gigi mi guarda e con fare anglosassone sussurra: “hai messo bene gli spit…hanno tenuto!”.
Va bhe fatto nulla, si riparte.
Eccoci all’ultimo tiro, gli ultimi metri sono su una tipologia di roccia diversa da tutto il resto della via. Roccia fantastica, tacche e fessure si susseguono in modo netto e pulito, nessun lavoro di disgaggio, solo roccia pura e dura!
Gigi mi richiama all’ordine, devo fare sosta e farlo salire, ne ha le palle piene di stare tutto il giorno ad aspettare che io salga e buchi. Appena arriva decidiamo il tiro successivo.
A dire il vero vediamo un bel boschetto sospeso che copre tutta la parete e una parte di spigolo dove si pensava ci continuare. Niente da fare, per continuare occorrerebbe salire con il motosega e compiere uno scempio ecologico, non lo riteniamo opportuno.
Bene si scende…
Ecco la prima doppia, la seconda dovrebbe saltare la successiva e andare in pieno tetto.
Infatti è così: un incantevole doppia nel vuoto, sotto un tetto enorme.
Su questo tipo di doppie, in passato, ci ho perso un paio scommesse, di solito una cena a base di aragoste, quindi meglio aggiungere un terzo spit alla sosta che le scommesse, ora, sono altre!
Si ritorna ancora una volta e Gigi se la prova tutta da primo, si tolgono le corde fisse, si pulisce e si disgaggia quello che si può, che se andiamo avanti di questo passo, non rimane più nulla a cui tirarsi.
Bon finito tutto, ora bisogna chiamare Il Nonno e fargliela provare anche a lui. L’uomo dal curriculum epico, la prova e se la fuma. Così anche il buon Ale che aveva dato l’input nel trovare la parete. Siamo passati tutti e quattro….buon segno.
I gradi sono dati, vediamo se ci saranno altre salite e altri pareri.
Il nome della via era già stato deciso da tempo, non fosse altro che La via nasce per tenere fede a una promessa e per togliersi qualche sassolino.
Un nome particolare per ricordare, al protervo personaggio, la grande somiglianza con l’icona pubblicitaria, per la sua attività di mezzano non richiesta ma, soprattutto, per la sua boria incontenibile.
Vero che i nomi delle vie in montagna ricordano l’amico scomparso, la fidanzata ufficiale (o quella segreta!), la figlia appena nata, oppure un particolare della parete o del socio che ha arrampicato insieme a te…Tutto vero, se non fosse che questa volta, con buona pace dei benpensanti e dei moralisti, la via è dedicata a un fottutissimo, grandissimo, incommensurabile… stronzo!
Perché in montagna trovi anche quelli, perché non è vero che gli alpinisti sono tutte brave persone, che la montagna migliora l’essere umano…ci sono anche gli opportunisti e gli ipocriti, gli affabulatori da serate CAI, i millantatori di ascese mai compiute, gli esibizionisti da salotto.
Pertanto, un pochino dispiaciuto che l’interessato mai leggera queste note, una via dedicata ai collezionisti di patacche, ai demagoghi che sputano sentenze senza guardare a casa loro, ai dispensatori di consigli inopportuni che parlano senza conoscere… e soprattutto a coloro che ci rubano i sogni…si è questa la cosa più grave, quella che non dobbiamo mai permettergli di fare: rubare i nostri sogni!
Perciò che anche costoro abbiano una via a loro dedicata e che percorrendola si possa sorridere di loro… perché solo ridicolizzandoli, solo sbeffeggiandoli, possiamo augurarci che la genesi si estingua o che, almeno, espiino il giusto.
Gian Piero Porcheddu (GPP)
Nome della via: MASTRO LINDO…RUFFIANO PROTESICO
Parete: BRIC BALACORDA (Val Maira)
Apritori: Gian Piero Porcheddu (GPP) secondo tiro con Eleonora Savio, i restanti tiri con Gigi Sensibile.
Sviluppo: 170 m
Difficoltà: difficoltà obbligatoria 6a+
Esposizione: Sud-Est
Periodo consigliato: senza neve… anche di inverno
Attrezzatura: protezioni a spit, con soste “Ciano” per le calate
Altre informazioni: la via è stata aperta e chiodata dal basso, con tutto quello che ne consegue. Inutile fare paragoni con la roccia del Corno Stella, del Mongioie, di Rocca Castello….. qui la roccia non è perfetta, anzi è bene ricordarsi che gli appigli non vanno tirati ma accarezzati, che bisogna guardare bene dove passare, che è stata fatta molta opera di disgaggio e, soprattutto, che bisogna tenere sempre le “orecchie dritte”.
Accesso stradale: . Da Dronero, direzione Val Maira. Arrivati a ponte Marmora, girare a sinistra per la strada che porta a Canosio-Marmora. Si parcheggia l’auto nella frazione Preit di Canosio. A piedi ci si dirige verso le case più in alto a destra del paese (salendo) , si passa sotto un caratteristico arco di pietra e si arriva fuori dalla borgata, su un prato. Reperire piccole tacche di vernice rossa e ometti. Seguirli, zizzagando, sino ad una piccola pietraia. Dalla pietraia puntare alla base della parete, sempre seguendo tacche e ometti. Si arriva sotto la parte sinistra della parete, a una ventina di metri dalla stessa, quattro grandi larici segnano una traccia di sentiero che porta alla spalla più bassa della parete e all’inizio della via. (circa 1h di avvicinamento). Targhetta alla base della via.
Descrizione della via:
1° tiro – si parte su muretto/diedro articolato, si sale uno spigolo sulla sinistra, per alcuni metri e poi si passa sul lato destro su una paretina articolata che porta a uno spiano. Da lì puntare all’unico alberello; sosta piazzata sul lato sinistro di un grande masso (50m, mettere ”lungoni” sul cambio spigolo. Difficoltà 5c). Sosta non attrezzata per la calata.
Trasferimento di 30 metri (corda fissa ) sino alla base di un muro.
2° tiro – muro tecnico, si parte dritti e si devia a destra, sosta in una comoda nicchia (25 m, difficoltà 6a+ ). Sosta attrezzata per la calata.
3° tiro – si parte su un breve muretto con una bella fessura, terminata si va su una placca che porta sotto un breve tetto. Superare il tetto (occhio alla roccia‼), prima dritti e poi andando a destra, superare il filo dello spigolo, e allungarsi, sino a raggiungere la sosta . Difficoltà nel recuperare la corda perché gira l’angolo dello spigolo. (35 m, difficoltà 6a+ con alcuni passi sul tetto di 6b/A0). Sosta attrezzata.
4° tiro – partenza su muro tecnico e poi superamento di una breve e poco pronunciata “pancia” che porta alla sosta posta poco più in alto (30 m, difficoltà 6a ). Sosta attrezzata per la calata (calata dell’aragosta!).
5° tiro – nuovo muretto appoggiato all’inizio, si supera un breve diedrino e ci si porta sulla parte destra. Si sale per una serie di brevi e articolati muretti, sino ad arrivare sotto una nicchia, superarla a destra, raggiungendo una diversa e bella porzione di roccia molto articolata a tacche verticali ed orizzontali. Alcuni metri e si arriva in sosta. ( 40 m, 5c/6a)
Portarsi almeno 3 o 4 lungoni.
Friend e nut….. possono tenere compagnia….nulla di più!
Discesa: da sosta 5 a sosta 4, da sosta 4 a sosta 2 (si salta sosta 3), da sosta 2 a terra alla base del muretto. Da li, seguendo la corda fissa, si aggira la parete e si scende in un canale aperto, sino alla base di una traccia di sentiero, faccia a valle, girare sulla destra e raggiungere la base della via.