Lo sperone di Cima Fer è disegnato per il friulano: diedri, lame, spaccature di pietra onesta (*)
Via Gervasutti alla Cima Fer
Gli allievi del primo corso scoprono la prima via di Gervasutti in Sbarua. Questo è il primo contatto con il rude IV alla “moda vecchia” affrontato alla “moda nuova”, ovvero la dulfer affrontata in scarpette. Una volta terminato il corso sono numerosi gli allievi che si cimentano salendo da primi di cordata la “Gervasutti in Sbarua”. La ripetizione di vie come la Gervasutti in Sbarua è una sorta di banco di prova, che si diventi arrampicatori o alpinisti. Tra le grandi vie di Gervasutti sul Bianco e quella alla Sbarua ne esiste una che consente in una giornata di assaporare un po’ di avventura lontano dall’affollamento, una salita che si addice agli ex-allievi in cerca d’esperienza. In una mattina di un agosto bollente io e Laura decidiamo di trovare un po’ di refrigerio salendo la via Gervasutti alla Cima Fer, zona a noi del tutto sconosciuta.
Giungiamo a Campiglia alle 9 (forse con una leggera sottovalutazione del tempo di percorrenza dell'itinerario). Siamo stupiti dal vedere un evidente cartello con l’indicazione “via Gervasutti 2.30h” e questo ci fa supporre che non saremo soli. Il sentiero per raggiungere l’Alpe Antena è stato recentemente rinnovato con evidenti segnavia, ma l’invadente vegetazione rivela invece una scarsa frequentazione. In poco più di 2 ore siamo all’Alpe Antena dove scopriamo la totale assenza di acqua. L’attacco della via è evidente e si raggiunge prima per pietraia e poi per cenge erbose. Un gruppo di camosci con piccoli al seguito ci taglia la strada correndo a rotta di collo. La via segue il filo di uno sperone di roccia salda con arrampicata logica e divertente tra sole e ombra. S’incontrano chiodi tradizionali e qui e là fettucce e cordini di sosta. Il termine delle difficoltà d’arrampicata non coincide con il termine della salita, il percorso rimanente per raggiungere la cresta sommitale è ancora molto lungo, soprattutto per noi che abbiamo esaurito l’esigua scorta d’acqua. Nel sole del pomeriggio e nel totale silenzio ammiriamo il Vallone di Forzo, le cime del Gran Paradiso e laggiù la pianura. Seguiamo la cresta NO abbassandoci sui pendii erbosi del versante SUD fino a raggiungere la selletta che conduce ad un canale (ometti) che scende diretto per pietraia all’Alpe Antena. Siamo fortemente disidratati, ma ricordo al mattino di aver notato un filo d’acqua sotto alcuni ciuffi d’erba prima di giungere all’alpeggio. Con tanta pazienza riusciamo a ritrovare quell’esile gocciolare e dissetarci: immediatamente torna l’energia nelle gambe e così riusciamo a raggiungere Campiglia poco prima dell’imbrunire. La sensazione è di aver trascorso una giornata in un angolo di Paradiso in totale e piacevole solitudine. Ultimamente questa via conta poche ripetizioni forse perché passata di moda, ma resta meritatamente una gran classica.
(*) Tratto dal libro di Enrico Camanni "Il desiderio di infinito, vita di Giusto Gervasutti".
Mauro Raymondi
Relazione dalla nostra sezione "Per cominciare": Cima Fer