Nuova cascata: Hidden Ice III WI5 140m aperta da Fabio e Mirko
Una nuova cascata in Valnontey.
Un viaggio nell'avventura.
"Ghiaccio Nascosto" che rivela emozioni profonde, vissute e raccontate da Mirko e Fabio sulle orme dei loro Maestri.
[Fabio Ventre Istruttore Sezionale
Mirko VIgorita Aspirante Istruttore]
Hidden Ice
L’abbiamo chiamata Hidden Ice III WI5 140m.
Si trova sulla bastionata di roccia che divide Acheronte e l'Ago di Money visibile dal fondo valle se ben formata.
Prima salita Fabio Ventre-Mirko Vigorita 01/12/2018
Relazione.
Accesso:
Salire il sentiero della Valnontey, 100m dopo il bivio per Patrì (cartello) salire il margine sinistro della pietraia sulla dx orografica della valle. Arrivati in prossimità della cascata traversare la pietraia fin quando non ci si trova nel canale sotto la cascata, risalirlo e si arriva in breve alla base. Se formata ben visibile dal fondovalle, si trova sulla bastionata rocciosa compresa tra Acheronte e Ago di Money.
Descrizione itinerario:
L1: tiro facile con ghiaccio fine e passi di misto. sosta su abalakov sotto la candela.
L2: Si sale la bellissima candela a tratti esile, 15m a 90°. Sosta su viti alla base del muro successivo. WI5
L3: Si sale il muro a sx (più facile) o a dx su una bella stalattite più difficile (variante dei cognein M. Amadio), oltrepassato il muro si può scegliere se salire a sx in uno strano camino/buco ghiacciato o a dx su una candela (consiglio di provare il camino, molto particolare). Sosta a piacere su viti o friends. WI 4/4+
L4: ultimo facile tiro per arrivare sotto dei massi incastrati che sbarrano il canale dove finisce il ghiaccio. Sosta su masso incastrato.
Discesa:
2 doppie da 60, una da S4 l'altra da S2. L'ultima doppia deposita a 4m dagli zaini, lasciato un chiodo per disarrampicare.
La cascata era stata tentata senza successo in passato quando era più magra.
Siamo nel bel mezzo dell'autunno e nei giorni passati intense e continue precipitazioni hanno coinvolto gran parte della nostra regione.
Finito il maltempo e dissolte le nuvole, le montagne si mostrano a noi in veste bianca e lasciano spazio alle nostre fantasie invernali.
Molti hanno già tolto la polvere dagli sci e si sono lanciati a capofitto sui bianchi pendii per disegnarvi qualche curva.
Da qualche settimana cerco di monitorare meteo e pareti nella speranza di scoprire le condizioni di qualche via di ghiaccio o misto, ma con scarsi risultati.
Dopo circa due settimane di bel tempo e di abbassamento delle temperature, organizziamo con Fabio per andare di sabato in Valnontey e provare a salire una breve via di misto all'inizio della valle. Consapevoli di essere alquanto in anticipo sulla stagione, il rischio di fare un giro a vuoto è concreto.
Quindi sabato mattina ci rechiamo a Cogne e, giunti al parcheggio, ben presto ci accorgiamo che la via da noi scelta (La Favola di Alice) non è in condizioni e decidiamo quindi di inoltrarci dentro la valle nella speranza di trovare qualche cascata formata.
Notiamo diverse cascate sui nostri passi, ma nessuna di queste è ancora pronta a darci il benvenuto, così continuiamo a camminare fino a trovare formate, anche se magre Patrì e l'ago di Money e tra queste ultime, su una bastionata di roccia che le divide, ci accorgiamo di un'altra colata. Subito consultiamo la guida e ci accorgiamo che non è descritta nel libro.
In quel momento le nostre menti si illuminano e si esaltano: ci lasciamo trasportare dall’immaginazione per un'istante.
Il solo pensiero di trovare una linea vergine proprio qui in un posto così famoso, così frequentato, nel bel mezzo di cascate storiche di un certo calibro, mi manda su di giri, ma presto sia io che Fabio torniamo coi piedi per terra, e realizziamo che forse è impossibile che vi sia rimasta una cascata vergine per tutti questi anni e sotto gli occhi di migliaia di ghiacciatori.
Ci avviciniamo faticosamente, su massi innevati, per esaminarla da vicino e una volta arrivati sotto la cascata, i nostri dubbi svaniscono, la linea di salita è logica e all’unisono esultiamo. “Facciamola!”
Sul primo tiro il ghiaccio è scarso e delicato e con qualche passo di misto facile raggiungo una dritta candela, monto una sosta a friend alla base di essa e aspetto il mio compagno.
La musica da qui in avanti cambia ed è chiaro che non sarà una facile passeggiata; ad attenderci ci sono candele di 90° di ghiaccio duro e verticale.
Parte Fabio e senza troppo indugio si affretta a colpire con grazia il sottile ghiaccio che lo porta, su piano piano, faticosamente.
Questo tiro ha abbassato le orecchie ad entrambi; il tempo scorre troppo velocemente e non ci dilunghiamo in chiacchere.
Alzo la testa e mi accorgo subito che la lunghezza successiva va oltre le mie capacità e, considerata la mia scarsa esperienza su ghiaccio, cedo il passo.
Si presentano a noi due candele: quella di destra è chiaramente molto più ostica, così Fabio sceglie di salire al centro di esse per poi con un traverso esposto raggiungere la colonna di sinistra e scomparire in uno stretto e oscuro camino.
Quel breve traverso mette a dura prova i nervi di Fabio e non appena ricongiunti mi rivela di essersi trovato in una situazione difficile, costretto a dover chiodare tenendosi con una mano ad una stallattite! Posso, con grande ammirazione, comprendere quello che deve aver provato. Quando mi sono trovato anche io in quel brutto traverso,ricordo di aver citato più volte ad alta voce il nome di qualche santo!
Il terzo tiro appena conquistato terminava con uno stretto e buio camino ghiacciato, abbastanza stretto da dover costringerci a salirlo in opposizione tra roccia e ghiaccio, a mio avviso la lunghezza più bella!
Il buio avanza e il sole cala lentamente dietro ai monti. Ci affrettiamo a salire l'ultimo tiro che prosegue in un facile canalino di ghiaccio che termina sotto dei massi incastrati. Montiamo una sosta e successivamente ci caliamo con due doppie che ci portano quasi a terra.
Arriviamo agli zaini e in un attimo il buio ci avvolge.
L’entusiasmo è alle stelle: sulla parete nessuna traccia è stata trovata che potesse testimoniare una salita antecedente. Un’atmosfera magica ci circonda, siamo davvero stati i primi a battezzare questa cascata o siamo soltanto poveri illusi?
Non siamo neanche arrivati all'auto che già discutiamo su un possibile nome da darle.
Ricordo quando venivo in questa valle con la buon anima di Massimo Giuliberti; mi raccontava, con l'entusiasmo di un bambino, per filo e per segno, la storia di ogni centimetro di ghiaccio presente in valle, mi rapiva ascoltarlo raccontare le imprese passate di arditi alpinisti. Difficile coglierlo impreparato: custodiva in sé una vasta cultura della storia dell’alpinismo. Gentiluomo e generoso, offriva sempre il suo sapere a chi si avvicinava a questo mondo.
Amava molto questa valle e ogni anno, come ormai da tradizione, ci si recava per ripetere Repentance.
Avrei tanto voluto portargli la notizia di questa nuova cascata e condividerla con lui.
Io e Fabio vogliamo dedicare a lui questa cascata, per noi è sempre stato e rimarrà un grande esempio.
Credo che questa salita mi abbia aiutato a comprendere, anche solo se in minima parte, l'emozione e la curiosità indescrivibile che Giancarlo Grassi deve aver provato alla scoperta di una cascata vergine.
Entrare nell’ignoto è un viaggio dentro noi stessi, un duro confornto tra pensieri e istinti.
Anche se la nostra è stata una breve avventura, non paragonabile a quelle di Grassi, mi ritengo comunque fortunato per aver vissuto questa piccola ma intensa esperienza in compagnia di un buon amico e ottimo compagno di cordata.
Vigorita Mirko