La Scuola Gervasutti e il primo corso di Dry-Tooling
Rinaldo Roetti racconta l'esperienza del primo corso di Dry-Tooling della "Scuola Giusto Gervasutti" del CAI Torino.
[ Pubblicato su PLANET MOUNTAIN 03.03.2014]
foto Amadio
Prima di raccontare i fatti, voglio fare una premessa: la volontà di scrivere qualcosa in proposito non è nata per dare maggiore visibilità alla nostra Scuola, ma, bensì per spronare tutte le Scuole del CAI, nel cercare di migliorarsi continuamente, dal punto di vista tecnico e formativo, verso quel grande patrimonio umano che sono gli "allievi" dei corsi CAI...
Il fatto: era l'anno scorso ed eravamo a Gimillan, dalla Darma (la mitica albergatrice dell'Hotel Belvedere... l'unica che da tanti anni riesce a sopportare noi della Gerva, quando arriviamo con 30 o 40 cascatisti, bagnati e affamati come belve). Si banchettava allegramente dopo un'uscita del corso di cascate e, tra un racconto e l'altro di candele sempre più strapiombanti - perché si sa, a tavola siamo sempre grandi alpinisti - in un attimo di lucidità (...?..) inizio un discorso semi-serio con alcuni Istruttori seduti accanto a me. Parliamo di Dry-Tooling... e butto li una proposta: perché non facciamo anche noi un corso di Dry-Tooling, credo che i tempi siano maturi, cosa ne pensate? Sul momento, vedendo gli istruttori che si incrociavano con gli sguardi, pensai di averla sparata un po' troppo grossa... invece, approfondendo il discorso, e confrontandoci seriamente, ci dicemmo perché no!?
Detto fatto, tra molti dubbi e poche certezze, l'idea ha cominciato a prendere forma. Primo, trovare gli Istruttori: ...beh, quelli ci sono: abbiamo l'Accademico, Massimo Piras, apritore di innumerevoli cascate e vie di Dry. Accademico non solo per meriti alpinistici, ma anche per il suo straripante entusiasmo. C'è Michele Amadio, giovane Istruttore dal grande potenziale, già in odor di "santità accademica" nonostante la sua giovane età, e poi Giampi, Claudio, e... insomma gente che il Dry lo mastica bene e in sicurezza, ce l'abbiamo.
Ora però si poneva il problema maggiore, come strutturare il corso? La documentazione è quasi nulla in proposito, il manuale CAI, "Arrampicata su ghiaccio verticale", accenna al Dry-Tooling, ma non approfondisce molto l'argomento. Sappiamo che molti bravi professionisti fanno corso simili, ma nemmeno tra le guide - credo - esista documentazione in merito.
OK, la prepareremo noi, sulla base della nostra esperienza, e la svilupperemo in corso d'opera: sarà compito degli Istruttori del corso, che cercheranno inoltre di recepire al meglio gli stimoli e i suggerimenti che verranno dagli allievi. D'altronde, è un po' come facemmo quasi vent'anni fa con il corso di cascate. Nemmeno allora esisteva una grande documentazione sul tema, e i dubbi erano molti. Col senno del poi, ora sappiamo che la strada intrapresa allora era la strada giusta. Lo si capisce vedendo che ancor oggi, al corso si iscrivono ragazzi provenienti non solo dal Piemonte, ma anche da altre regioni: Toscana, Liguria, Lombardia, Friuli, ecc... Quest'anno addirittura un ragazzo dall'Inghilterra.
Manca ancora una cosa: il nulla osta. Nulla osta che occorre avere dall'ente preposto, il C.N.S.A.S.A, per effettuare i corsi. Il corso di Dry-Toolng, come definizione non esiste ancora nell'elenco dei corsi ufficiali CAI, ma, qualche redattore lungimirante, ha lasciato lo spazio... per eventuali corsi diversi... ed in quello spazio, abbiamo inserito la richiesta di autorizzazione al corso. Per non sbagliare, lo abbiamo equiparato al Corso di Cascate, cioè come Direttore un titolato INA, e con altrettante uscite pratiche e lezioni teoriche. L'autorizzazione è arrivata senza intoppi.
Si è trattato quindi di passare all'azione. Per facilitare la logistica e l'aggregazione tra gli allievi, decidiamo di svolgere il corso, nelle stesse località del corso di cascate, cioè in Val Varaita, in Val di Cogne e a Kandersteg.
Detto fatto ci siamo trovati tutti insieme nel primo weeck-end in Val Varaita alla Diga di Castello, sotto una fitta nevicata. Prima, tutti a cercare disperatamente un ARTVA nascosto sotto la neve, poi a provare le prime picozzate su ghiaccio per i cascatisti, o a cominciare a spuntare le becche sulle rocce adiacenti, per i ragazzi del Dry...
E così, è andata anche per il weeck-end seguente, stavolta in Val di Cogne, e peccato non poter essere andati anche quest'anno, per concludere in bellezza, a Kandersteg, ma le condizioni generali del ghiaccio e la prudenza ci hanno dirottato di nuovo verso la Val d'Aosta
Ora alla conclusione di questa nuova esperienza, cosa possiamo dire? Possiamo dire di essere sicuramente soddisfatti dell'andamento generale del corso, ben sapendo che ci sarà molto da lavorare, per i prossimi anni. Ma la cosa fondamentale secondo noi, è che abbiamo fatto il primo piccolo passo, e (forse) aperto una nuova porta nel panorama dei corsi CAI, una porta che sicuramente anche molte altre Scuole saranno in grado di aprire. Pensiamo che solo così, nel rispetto delle regole, ma con spirito innovativo le Scuole del CAI manterranno la loro funzione di insegnamento e di divulgazione, con un occhio alla storia, ma, stando al passo con i tempi.
di Rinaldo Roetti
Vice direttore della Scuola Nazionale di Alpinismo "G. Gervasutti" del CAI Torino; Istruttore alla Scuola Regionale di Alpinismo LPV