Corso Trad 2024 - Vallone di Sea
Anche quest’anno si è svolto con successo il corso di arrampicata Trad della Scuola Gervasutti. Ha avuto luogo presso Forno Alpi Graie e il vallone di Sea, in concomitanza con l’ormai celebre raduno Val Grande in Verticale, che come il corso è ormai giunto all’ottava edizione.
Se l’approccio didattico da parte degli istruttori non è mai cambiato, quest’anno ho percepito una notevole evoluzione da parte degli allievi.
Nelle sette edizioni passate il corso è sempre stato improntato su una prima parte il sabato mattina di didattica a terra, e di verifica delle competenze individuali, essendo il corso molto avanzato e specialistico. Nella seconda parte della prima giornata gli allievi scalano, normalmente da secondi facendogli visualizzare, togliere e ri-posizionare le protezioni veloci, o più raramente da primi con corda di sicurezza dall’alto.
Quest’anno invece è stata forte la percezione che molti di loro volessero scalare da primi, senza avere indicazioni su che materiale dover utilizzare, senza avere nulla già predisposto in parete: l’essenza del trad. E così abbiamo fatto, sempre con una corda molle di sicurezza, ciascuno sulla sua difficoltà.
Sono ormai quasi dieci anni che scrivo e dico che in falesia ci si può andare anche con i friend, come avviene in molto altri paesi, che l’arrampicata “trad”, questo termine ormai abusato e che quasi mi infastidisce (vogliamo parlare di clean climbing?) si può fare ovunque, anche in un tempio dello “sport” come la falesia delle gare a Campo Pietra, dove abbiamo svolto la parte di didattica, e che appunto era stata originariamente attrezzata per le prime gare di arrampicata negli anni ’80.
Il livello degli allievi si è rivelato molto eterogeneo, da ragazzi che praticano l’alpinismo classico, volenterosi di mettersi alla prova con l’autoprotezione in condizioni di difficoltà tecniche superiori, a istruttori di altre scuole CAI provenienti anche da altre regioni, alpinisti fatti e finiti che vogliono imparare trucchi e dettagli da chi ha più facilità e abitudine a scalare proteggendosi. Fino ad arrivare agli autodidatti, già con un buon livello ma con nozioni per ovvie ragioni poco strutturate.
Mi sono trovato a dover chiedere ad un ragazzo possibilmente di smettere di volare su un mio friendino, per evitare di farmelo esplodere, ormai alla sesta fionda disumana su un bel 6b+/6c di tetto completamente scalato clean. E lui giustamente si è un po’offeso, era lì apposta! Un altro ragazzo è partito per un bel diedro aperto di VI avendo scelto solo materiale piccolo, quando ad un occhio esperto era evidente che servissero friend grandi. Il risultato è stato che è riuscito ad arrangiarsi con dei nut, che prima di allora non aveva mai utilizzato.
Diversi ragazzi si sono iscritti nell’ottica di prepararsi per il corso di Alpinismo, molti per il puro e semplice desiderio di migliorarsi su monotiri da proteggere.
È evidente che molti tra i ragazzi più giovani, forti di un livello molto alto grazie alle palestre e bombardati di immagini potentissime provenienti dall'alpinismo moderno, fatto di incredibili scalate "clean" in tutto il mondo, non si accontentino più della prestazione sportiva, ma mirino ad una esperienza più completa, legata anche al "come" si scala, al contesto, al rispetto per l'ambiente e ad una certa morale. Sta a noi capire e interpretare questa necessità per saper dare il giusto insegnamento.
Domenica abbiamo scalato vie lunghe nell’incantevole vallone di Sea, che abbiamo trovato trasformato dalle recenti e forti piogge, il guado per andare allo specchio è completamente stravolto, il sentiero da Balma Massiet, come il ponte, completamente erosi e divelti in alcuni tratti. Sabbia ovunque, come in spiaggia. Viene da chiedersi, ancora una volta, che senso abbia voler forzare a tutti i costi la realizzazione di una strada in un luogo del genere.
Abbiamo arrampicato su belle vie classiche da proteggere come Sorgente Primaverile, Onde verticali alla Torre del mago Gandalf, la super classica dello Specchio di Iside Sogno di Sea con il famoso pendolo, la via dell’Addio alla parete dei Titani e forse ripetuto per la prima volta la nuovissima e ultima nata “Alice nel vallone delle meraviglie” al Trono di Osiride, cercando di proteggerci il più possibile con protezioni mobili.
Ed è davvero un vallone delle meraviglie, come è meraviglioso questo piccolo corso, che per quanto ne dicano sul solito blog, non è ne una trovata di marketing ne una operazione commerciale, è un modo di condividere l’esperienza acquisita da istruttori volontari in tanti di anni di attività, a giovani che non per forza vogliono affrontare l’alta montagna ma anche brevi vie di bassa valle, proteggendosi; è un modo per condividere l’amore per questi luoghi, dove a pochi passi dagli abitati è ancora possibile trovare un po’ di isolamento tra i fragori della Stura e qualche briciola di avventura, abbandonandosi al profumo dei rododendri di Sea e alle fessure perfette che solo il granito sa regalare.
Ps. Oltre ai numerosi allievi, si ringraziano infinitamene gli istruttori che hanno partecipato al corso, tra i quali il grande Ugo Manera, che ha scritto lunghe pagine dell’alpinismo delle valli di Lanzo. Si ringraziano anche le attività e le aziende che supportano la Scuola, tra cui Wild Country, produttrice dei famosi Friends e Francesca Cirilli per le bellissime fotografie scattate alla falesia delle gare.
Filippo Ghilardini (INA)